Work life balance: genitori e smart working.

work life balance e smart working

Work life balance: genitori e smart working

Un anno fa (o quasi) cominciava l’emergenza sanitaria e le aziende si affrettavano a gestire in tutta velocità il lavoro dei propri collaboratori. Alcuni erano già preparati, altri hanno dovuto riorganizzarsi in tempi stretti. Oggi per molti lo smart working è scontato e l’ufficio rimane un ricordo o un luogo dove recarsi un paio di volte al mese. C’è un tema che diventa più attuale che mai in questo momento: come fanno i genitori in smart working a gestire il work life balance?

Un  trend in crescita.

L’attenzione alla conciliazione tra lavoro e vita privata, tra carriera e benessere personale, è cresciuta sempre più negli ultimi anni fino a diventare un aspetto fondamentale per promuovere l’eccellenza di un’azienda o brand.

Parliamo di una tipica situazione win-win in cui l’azienda si impegna a migliorare la qualità lavorativa dei propri collaboratori (attraverso una serie di strumenti, benefit, flessibilità),  ed allo stesso tempo ne migliora le performance in termini di rendimento e successo dell’intero team.

Oggi ancora più attuale.

C’era una volta l’ufficio, la sala riunioni, il cartellino e la mensa aziendale: tutti elementi che delimitano (anche fisicamente) l’area dedicata al lavoro, distinguendola dalla sfera privata. Già con l’arrivo di smartphone e laptop il lavoro è entrato prepotentemente nelle case delle persone, concedendo (ma anche sottraendo) una grande libertà che naturalmente va gestita.

Nell’ultimo anno si è parlato tanto di smart working e di tutte le sue sfaccettature. Dei suoi vantaggi e dei limiti, di quello forzato e del lavoro agile (flessibile per scelta) che sarà il vero protagonista appena terminata l’emergenza.

Come funziona per i genitori?

Quando si parla di work life balance ci si rivolge a tutte le persone che lavorano. C’è però una categoria specifica che richiede particolari attenzioni: i genitori. Per loro (entrambi spesso impegnati full-time) può essere stressante bilanciare gli impegni lavorativi con la gestione domestica e famigliare.

Nulla di nuovo, direte voi, ciascuno si districa come può. Spesso arrivano in aiuto i nonni (sempre più in forma negli ultimi anni), oppure una baby sitter e chiaramente l’asilo e la scuola (e il dopo scuola) fanno la loro parte.

Anche la tecnologia viene in aiuto permettendo di fare una telefonata mentre si va a prendere i bambini o risparmiare tempo facendo la spesa online. Ma avere uno spazio deputato ed un tempo limitato esclusivamente al lavoro, significa migliorare la qualità della vita (nostra e di chi ci circonda).

Nel 2020 l’organizzazione famigliare è stata messa a dura prova. Non solo per i genitori ma anche per i figli di tutte le età che hanno, per la prima volta, sperimentato la didattica a distanza.

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Smart working e DAD

La premessa è che si tratta di una situazione forzata da un’emergenza sanitaria. Lo smart working “obbligatorio” non deve essere la norma.  Così come la dad non può funzionare senza formazione degli insegnanti e strumentazione adeguata.

La chiusura delle scuole dell’infanzia, dei nidi e delle scuole primarie (o anche solo di alcune classi) è un vero banco di prova per i genitori. Oggi più che mai ha senso parlare di work life balance come prerogativa per il benessere personale.

Per le scuole superiori e le università la didattica ha distanza ha del potenziale. C’è ancora molto lavoro da fare ma in un’ottica futura sarà possibile raggiungere studenti in zone remote (anche nei paesi in via di sviluppo) o che hanno difficoltà a spostarsi. Per fare un esempio uno studente ospedalizzato per un periodo lungo potrà seguire le lezioni da remoto senza perdere l’anno; altri potranno scegliere di fare un’esperienza di uno o due mesi all’estero rimanendo “connessi” con la propria classe.

In un futuro non troppo lontano l’ufficio sarà un luogo aperto, un punto di riferimento per i dipendenti su cui potranno fare affidamento per fare riunioni, incontrare clienti e colleghi, ma anche trascorrere momenti di svago.

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